mercoledì 20 dicembre 2017

Tutte le bugie dello Spread

Senza timor di smentita, si può tranquillamente affermare che la UE sia una unione economica e non politica.
Ebbene, tale unione europea dovrebbe sottostare, in quanto tale, a regole economico finanziarie che disciplinano le Borse del Vecchio continente.
Se è vero, come è vero, che lo spread è il differenziale di potere d'acquisto tra titoli di Stati diversi, è anche vero che questo dovrebbe ricadere nelle regole di eccesso di ribasso ed eccesso di rialzo, fissate in +10% e -10% nelle contrattazioni europee.
Proprio per evitare speculazioni criminali, contrastate dal garante per la concorrenza (antitrust).
Trattandosi di titoli di Stato - pertanto aventi implicazioni sociologiche, oltre che mercantilistiche - le quote dovrebbero essere ridotte a 5 punti percentuale max sia in negativo che in positivo, ovvero una oscillazione di 10 punti, anziché 20.
Ma su questo argomento dovrebbe intervenire il Parlamento europeo che è, però, preoccupato più di regolamentare le unioni gay, che di evitare stragi economiche.
Come decidere chi è in eccesso?
Ovviamente sulla base media dell'andamento, ammesso e non concesso che i dati non siano falsati.
Secondo tale schema, sarebbe la Germania a sforare per rialzo e non la Grecia per ribasso, ripristinando un principio etico che, però, mal si adatta alla visione mondialista degli euroburocrati.
Infatti Wall Street non adotta tali limiti: potenzialmente i titoli azionari possono raggiungere il differenziale 100% (+50% -50%).
Oltre tale limite vi è il crack, che può essere indotto (1929) o generato da emissione di troppa moneta, seppur virtuale, in previsione di stime di rientro fallaci (2008, mutui subprime).
Tuttavia la situazione per loro è ben diversa.
Per spiegare la rendita di posizione, potremmo portare l'esempio dei vasi comunicanti, non a caso si parla di liquidità: una moneta cosiddetta debole è posta su un piano inferiore, ma ha potenziale di vendita maggiore rispetto a quella superiore, che avrà, invece, forte potere di acquisto.
Se il comune dimezza l'erogazione di acqua corrente, i primi a non fruirne saranno quelli dei piani alti, il piano terra sarà l'ultimo a non fruirne e le cantine continueranno ad avere acqua.
Viceversa, in caso di alluvione, saranno quelli dei piani bassi a subire danni.
Questo spiega l'iper produttività di USA e Cina: avere sempre qualcosa da vendere è fondamentale per non annegare.
In sostanza il potere di acquisto è importante soltanto per l'utente finale, gravato inoltre da IVA non scaricabile o recuperabile, per tutti gli altri è più importante il potenziale di vendita a patto di avere qualcosa da vendere: cianfrusaglie cinesi o smartphone e tablet.
Tutto ciò grazie ad una economia forte in quanto sovrana (la Fed stampa dollari) affiancata da una politica federale tra stati equiparati (per intenderci, gli stati americani Usa possono essere assimilati alle nostre regioni con governatore).
In ogni caso, l'antitrust, da quelle parti, ha un gran da fare.
E noi, come al solito, abbiamo adottato il modello sbagliato.