venerdì 22 aprile 2016

Chiodo scaccia chiodo:
funziona in politica?


Il proverbio è riferito alla sostituzione di un amore deluso con un altro di ripiego: sembra possa aiutare ad allontanare ricordi e a riempire un vuoto.
Ma quando questo vuoto è politico – e rappresenta una ferita del tessuto sociale, anziché del cuore – possiamo sperare in qualcosa di simile?

A prescindere dalle intenzioni, più o meno morali ed etiche, la politica non è pietà caritatevole, per quello c'è (o dovrebbe esserci) altra istituzione "non governativa". 

Partiamo dal presupposto (ineluttabile) che ogni sistema compiuto può essere sostituito soltanto da un altro sistema compiuto e non da schegge impazzite fuoriuscite da altri sistemi agonizzanti.
Basti pensare agli inquisiti di Tangentopoli: un attimo prima semidei sugli altari, un attimo dopo gettati nelle polveri.


E allora l'ascesa di Berlusconi amico di Craxi? Diranno i più curiosi.
Infatti.
Il "nuovo che avanza", se da una parte è rinfrancante sul piano della sedicente preparazione (auspicata) ed innovazione (piace ai giovani), dall'altra disillude gli esperti sulla validità del "prossimo", cioè, sull'ipotesi "avanti un altro, vediamo che fa".
Un aspirante sistema "buono e onesto, ma ingenuo" non ha mai governato e mai potrà governare per mancanza di requisiti minimi. 
Sbandierare onestà non basta: non è un "requisito", dovrebbe essere il "presupposto" della società perfetta, che, purtroppo, non esiste.

Ogni sistema compiuto, in quanto tale, predispone piani strategici e strumenti, affinché il potere rimanga saldo nelle proprie mani; soltanto l'errore irrisolvibile di un singolo di vertice può minarne le basi. 
Pensare che non sia così, è tragicamente ingenuo.
Ognuno, in tale sistema, infatti, è sacrificabile, sostituibile e – soprattutto – ricattabile.
È sciocco pensare che il sistema vigente rischi di venir disarcionato da un ostacolo posto da sé stesso.
L'innalzamento del numero necessario delle firme per istituire un referendum popolare non può significare altro, nella matematica certezza, che, chi conta, possa vincere agevolmente, anzi, ha già vinto, poichè dispone di bacini di consenso attivati da macchine elettorali oliatissime.

Il quorum – sic stantibus rebus – non è altro che l'ultimo baluardo democratico, cioè uno strumento per consentire al popolo di disertare colpi di mano, mascherati da beneficio al popolo stesso.
Si fa, inoltre, gran confusione tra tipologie referendarie, ma di questo ne parliamo un'altra volta.

Non ho mai consigliato il Sì, il No o l'astensione in alcun referendum: la democrazia si compie nella totale libertà di voto, "consigliare" è mafioso, ed è una pratica nota ai vecchi partiti.
Ho soltanto sostenuto una ipotesi secondo la quale, a mio giudizio, qualsiasi fosse stato l'esito, non vi sarebbe stata alcuna novità rilevante.
In questo sono più democratico di chi si professa tale.
Fate sempre quel che ritenete giusto e opportuno.

Giusto e "opportuno", già… L'opportunità è onestà? Non proprio.

Molti di quelli che hanno votato Sì, probabilmente, si spostano in automobile, che funziona a combustibile fossile. 
Non rilevano la contraddizione?
O il petrolio va bene, basta che venga da lontano? 
Non nel mio mare? Non nel mio territorio?
Dovrebbe essere "non nel mio pianeta", ma allora, non usate l'autombile.

Democrazia è votare, ma è anche essere liberi di non farlo, se si ritiene si tratti dell'ennesima beffa. 
Per me – ed evidentemente per molti altri etichettati e liquidati come ignavi – lo era.

Senza contare che troppi hanno scambiato un referendum per una consultazione politica idonea a mandare a casa Renzi. 
Probabile, addirittura auspicabile, ma rischioso: per cercare di ottenere due piccioni con una fava, si rimane sempre con la fava in mano. 
I calcoli "politici" li fanno anche – e soprattutto – gli altri, i volponi, usare uno strumento inadeguato è un suicidio. 
Non è colpa del quorum, ma della disinformazione istituzionale e della disorganizzazione.
E questo Renzi lo sa. 
E per questo se la ride.

La sversamento di petrolio in Liguria – Regione che ha la concentrazione del PIL di riferimento nelle attività portuali e ssiderurgiche – indicato come conseguenza del mancato raggiungimento del quorum, la dice lunga sulle capacità di discernimento del popolino.
I liguri utilizzano 2.037,8732757 kw (ultimo dato disponibile per anno e per utenza) di cui solo 0,41 Kw sono provenienti da rinnovabili (eolico o fotovoltaico).
Colpa dei governi che non le incentivano, d'accordo, ma quali sono le reali potenzialità delle rinnovabili con un rapporto di 1 a 4000 Kw di consumo?

L'articolo in proposito è uscito sul Fatto quotidiano, redatto – udite, udite – da un contro ammiraglio in pensione. 
Evidentemente, le navi che comandava andavano a piscio di fenicottero.
Quanta ipocrisia…

Potrei sbagliarmi, anzi, spero abbiate ragione, così il mio "realismo" sarà finalmente e legittimamente  definito come esagerato "pessimismo". 
Non potrei esserne più felice, ma dubito che ciò avverrà.

Pertanto continuerò a pensare che ci stiano regalando pistole giocattolo con le quali difenderci.
Anzi, armi che legittimino eventuali ritorsioni, sotto forma di penali o di cauzioni dagli importi catastrofici, alle quali non potremo fare fronte.
Non per procedure di infrazione europee (quelle sono leve politiche che Renzi sa già come trattare a suo vantaggio, purtroppo), ma per non aver rispettato clausole contrattuali con i petrolieri, scritte in carattere microscopico.

Sulla com-UNITA',
sulla com-UNIONE


Una com-UNITA' "è" se vi sono regole, altrimenti "non è".
Contestarle se si ritengono ingiuste è legittimo, ma non rispettarle a priori equivale a non riconoscere la comunità stessa.

Accettarle a prescindere, invece, ci sposta sul piano del fanatismo, dove "adepti" accettano a "chiusocchi" norme comportamentali rovesciate: non l'individuo per la comunità e viceversa, ma la comunità sulle spalle dell'individuo chiamato a decidere su questioni tecniche che esulano dal proprio ruolo di cittadino e per le quali non ha né forza né competenza.
Una responsabilità enorme e non giustificata e quindi probabilmente fallace, che si discosta dal concetto di democrazia, poiché ne mette in discussione gli ordinamenti.

L'alternativa è l'anarchia, ma per essere veri anarchici occorre essere prima autarchici e molto intelligenti, oltre che intellettualmente onesti. Ne ho incontrati pochissimi.

Pertanto le Istituzioni – seppur composte da uomini – dovrebbero cercare continuamente (e trovare) legittimazione nel mettersi al servizio della comunità, non nel vessare il cittadino.

La sanità, ad esempio – il pronto soccorso, per intenderci – salva migliaia di vite, ma non per questo bisogna smettere di cercare di migliorarla.
In molti stati, se non hai assicurazione sanitaria, ti lasciano morire dissanguato sull'asfalto.
In Italia questo non accade, ed è già una gran conquista, occorre riconoscerlo.


Purtroppo, però, la sanità funziona spesso grazie alla buona volontà degli operatori (individui) e su strutture alle quali, man mano, uno "statalismo finanziario" (pseudo comunità) sta sottraendo risorse, anziché aumentarle: aiutare il "prossimo" costa e non rientra nei piani di bilancio.

Se ci si concentra su problematiche tangibili, si individuano le LINEE guida, altrimenti è guerra civile su pantomime spacciate per DEMOCRAZIA e se ne individuano falsi nemici, generando confusione.


Tutto ciò non vi giova: se siete caduti in una rete da pesca, l'ultima cosa da fare è agire di istinto.

Quest'ultimo non sempre salva la vita, ha bisogno dell'aiuto della ragione.
E la ragione pone quesiti scomodi, ma inequivocabili.

Il Principe della pioggia viola


Alcune persone che hanno rappresentato un periodo, sia nell'immaginario collettivo, che in un ambito ristretto, in un certo momento avvertono il disperato bisogno di uscire di scena.

Soprattutto se quella scena è cambiata – e di molto – in peggio.

Che si tratti di suicidio fisico o mentale (il cervello può ordinare al corpo di morire o di vivere), non cambia la sostanza.

Una bellezza che sfiorisce, una lucidità che affievolisce, una forza che sparisce, una illusione che svanisce, sono le motivazioni che fanno temere il futuro e detestare la vecchiaia.

Quattro categorie basilari che comprendono l'intero genere umano.
Ogni categoria ha le sue priorità, ogni priorità genera sotto categorie.
E tutto scorre…

A rivederci in un posto migliore, Principe, grazie per i momenti di triste gioia.



"… Honey i know, i know, i know times are changing.

It’s time we all reach out for something new,
that means you too.

You say you want a leader,
but you can’t seem to make up your mind.

I think you better close it,
and let me guide you to the purple rain.
----------
If you know what i’m singing about up here…"
(Prince – Purple rain)

giovedì 21 aprile 2016

Lavoratoriiiii

Ho ricevuto questa lettera e la voglio condividere con voi. 
L'autore mi ha chiesto di rimanere anonimo: non ha speranze in questa classe politica, "nessuno escluso".
Penso che molti di voi si riconosceranno nella situazione descritta.
Buona lettura.


Che cosa dovrebbe fare un governo se non potesse più garantire al proprio popolo il livello minimo di benessere? Auto licenziarsi?

Dopo aver tolto tutto, anche la speranza di sperare in un futuro sereno, annullando le pensioni, distruggendo ogni possibilità per i giovani di creare una famiglia, avendo fatto crescere una comunità di anziani, questo potere dopo essersi piegato e svenduto a poteri più forti dovrebbe garantire promesse e compromessi, soldi e partecipazioni, obblighi e tributi. 
Ma come può farlo senza risorse economiche?

L'Italia è un Paese in questa sintetica situazione. 
Il 60% della popolazione è ultra sessantenne, i più fortunati vivono di pensione. 
Non produce ricchezza, ha giovani precari o disoccupati e famiglie in difficoltà. 
Quando i pensionati moriranno quei giovani e meno giovani con famiglia non potranno più contare su quell'appoggio, seppur misero, chiamato pensione, dei loro nonni o padri. 
Questi giovani e meno giovani a loro volta non avranno pensione e i giovanissimi, almeno i non ricchi, non potranno costruirsi una famiglia.
Ma qualcuno cercherà di convincerli che non ce n'è bisogno. 
Si può vivere bene come single. Si fanno più cose, ci sono meno responsabilità e il conto in banca è meno scarso. 
Inoltre, soltanto i single possono essere "fashion" o "glamour". 
Per evitare ogni tentazione, lo stesso potere educa al transgender e all'apertura delle coppie omosessuali, perché siamo "democratici e moderni". 
Nel frattempo, però, qualcuno che zappa la terra, scava in miniera, serve ai tavoli, pela le patate ecc. ci vuole.
Non c'è problema: questa gente la si prende da quel bacino naturale chiamato campo profughi o, meglio ancora, "mare nostrum". 
Del resto i ragazzi italiani questi lavori non li vogliono fare.
E sapete perchè? 
Perché l'educazione di famiglia e di Stato li ha quasi obbligati allo studio, chiudendoli in scuole e università di livello sempre più scarso, illudendoli di essere necessari allo sviluppo di una società migliore, che le vere professioni siano quelle certificate da "un pezzo di carta".
In ogni caso, un ragazzo italiano non accetterebbe mai un euro l'ora di paga.
Che cosa ci fai con 6 euro al giorno quando usi la macchina o il motorino per andare a lavorare? 
I profughi vanno a piedi, al massimo in bicicletta.
Allora i giovani laureati emigrano, sempre più anziani resteranno soli e verranno curati da profughi, magari da quelli un po' più acculturati che la legge riconosce come "badanti", ai quali i loro assistiti lasceranno, per volontà o per incapacità di intendere e volere, i loro averi, con i quali, o tramite la vendita dei quali, potranno tornare ai loro Paesi e creare una nuova realtà chiamata borghesia. O sostituire quella italiana, ormai decadente. E il cerchio si chiude.
Nel frattempo in Italia i giovani single, gay e altro aumentano, ma crescono anche i giovani profughi, ormai "integrati", generano famiglie (perchè loro sono "antichi", non "moderni" come noi); le famiglie si uniscono, creano imprese e lavoro, comunità stabili e (su raccomandazione) daranno lavoro a quei disperati italiani rimasti, con retribuzioni in nero e da fame.
Catastrofismo? 
Non credo proprio: i poteri e i politici inconcludenti (nessuno escluso) hanno inventato i palliativi e le speranze virtuali, perché un popolo, per continuare a spremerlo, deve avere sempre una finta speranza. 
Chi non accetta o non ci crede potrebbe anche suicidarsi, che – detto tra noi – per il potere non è altro che un bene: un problema in meno da risolvere.

martedì 19 aprile 2016

Il penultimo degli str…zi


Sono io il penultimo degli stronzi (lasciatemi questa speranza), quelli che scrivo sono miei pensieri, spunti di riflessione, domande "senza punto interrogativo" e – probabilmente – senza risposta, per dichiarata volontà o incapacità di rispondere da parte di chi dovrebbe.

Proporre argomenti a persone che non si pongono domande, che ascoltano ciecamente (o demonizzano secondo convenienza) chi riveste una carica istituzionale o politica, che rispondono a domande con domande, è faticoso.
Ma cercare di capire è nella mia natura.

Non sono un politico, sono un (ex) giornalista che vorrebbe sapere come mai è diventato un ex.

La mia piccola esperienza in proposito mi suggerisce: zittire chi è scomodo.
Ho 30mila pagine da pubblicare, comunque…

Questo trattamento lo ho ricevuto dal sistema partitocratico e con avallo di Grillo.
Strana alleanza, no? Entrambi allergici ai giornali?
Capisco lo Stato, le banche, le lobbies, capisco anche la Gabanelli (figuratevi), ma Grillo?
Perché?

Realizzare la democrazia abolendone gli strumenti mi sembra illogico: gradirei, per una volta, una risposta esauriente.

Mi scuso per questa mia lenta agonia, immagino di sapere che cosa state pensando: "non sei mica l'unico ad aver perso il lavoro".

Avete ragione, ma io, con il mio lavoro, creavo lavoro per altri e, come giornalista, sono sempre corso in aiuto di chi lo stava perdendo, lo faccio anche oggi che non ne ho per me.

lunedì 18 aprile 2016

Giovanni Verza e Johnny Minchia discutono al seggio…

- Sogno di vincere
- Già immagino solo auto elettriche in circolazione!

- Ma con le auto elettriche, poi, camminiamo su strade di asfalto?
- Su pietra!

- Ma non eravamo progressisti?
- Quando ci fa comodo!

- E le colonnine di ricarica? come le facciamo?
- Di canapa!

- Fantastico! E i rivestimenti dei cavi elettrici?
- Di "caucciù"

- Poveri alberi e piante, però…
- Chettefrega

- Ma non eravamo ecologisti?
- Quando ci fa comodo, dai…

- Come lo sostituiamo il rame?
- Ma quanto rompi i coglioni!

- Ma non eravamo democratici?
- Quando ci fa comodoooooo…



Io sono il primo disposto a vestirmi in ecopelle, con la sola foglia di fico, o neanche quella (non ho nulla da nascondere), a mangiar banane e noci di cocco, arrampicandomi sugli alberi come una "scimmia vegana".

Però, per favore, non prendiamoci in giro: rimanere attaccati ai diritti, ma svincolati dai doveri è una cosa che fa sorridere.
O piangere: 50 milioni di euro annui di indotto per singola regione non sono bruscolini, chi le sostenta le famiglie senza un piano alternativo?

Non si va a votare soltanto perché se ne ha diritto e lo si vuole rivendicare come tale.

Soprattutto utilizzando uno strumento che quel sistema che si vorrebbe combattere mette a disposizione, ma come un padre padrone che regala una pistola finta al proprio figliastro e poi lo sfida a duello vero.

Renzi è talmente furbo che potrebbe affermare di volere il contrario di quel che vorrebbe accadesse, un vecchissimo sistema "psicopolitico" per far fare inconsapevolmente il proprio gioco.
Avrà pur imparato qualcosa dalle frequentazioni con Andreotti.
Le divisioni del PD dovrebbero far riflettere: comunque vada, hanno vinto.

venerdì 15 aprile 2016

Tra l'uomo qualunque e Fantozzi


Sonnecchiavo su una sdraia a bordo piscina di un albergo alpino.
Cosa già insolita di per sé

Ad un tratto mi sento osservato, apro gli occhi: una giovane donna con pettorina mi sta fotografando.

Le dico: "che cosa sta facendo?"
Risponde: "faccio parte dello staff, sto scattando foto per un opuscolo turistico pubblicitario".
"Allora scelga un soggetto migliore" - ribatto.
"No, lei è perfetto, è l'uomo qualunque, paffutello, non bello, in molti si riconosceranno in lei".
"Grazie" - dico un po' contrariato.
 "Tenga questa…" - mi porge un pezzo di pizza bianca che addento prontamente come un cane affamato.
"Non la mangi!" - urla - "… è di plastica!".
"Me ne sono accorto!" - più che contrariato.
 "Serve per rendere più naturali le foto!".
"Più naturali?" – e mi sveglio…

L'Onestà
di Fabrizio Borni

crediti

Oggi ospito l'analisi cinica di Fabrizio Borni.
Egli si interroga brevemente sulla complementarietà delle categorie sociali, morali e politiche.
A voi le conclusioni...



Ho letto con attenzione il significato della parola "onesto" sul dizionario Treccani.
Poi d'istinto ho pensato ad una cosa che, forse, non c'entra nulla e cioè: come sarebbe bello un mondo senza guerre, corruzione, ladri e delinquenti soprattutto perchè non ci sarebbe bisogno di soldati, armi, burocrazia, avvocati e giudici, guardie carcerarie e forze dell'ordine, ma poi tutta questa gente che lavoro farebbe?
Si può davvero immaginare un mondo di persone oneste, così virtuose sempre e comunque?
Perchè l'onestà è una cosa seria, penso quasi non umana, o quantomeno non in modo assoluto; una virtù che anche i santi hanno in qualche modo tradito. San Pietro non fu certo onesto nel rinnegare Gesù.
L'uomo è debole e quindi approssimativamente un disonesto, perchè anche il più onesto può essere almeno una volta disonesto e allora è giusto che egli urli onestà?
Urlare sempre onestà non è più di gridare lealtà, o fraternità o umiltà, o educazione, o rispetto o amore e pace...
Tutti virtuosismi assoluti di cui però non si può certo pretenderne un ordine di importanza eppure per alcuni l'onestà prevale sulla lealtà o sulla equità o sull'altruismo.
Ad esempio: È meglio essere onesti o leali? Eppure nessuno grida in coro "lealtà". 
Un onesto dovrebbe essere sempre innocente a prescindere, è davvero così?

Questa idea assoluta di onestà tanto urlata non mi piace, sa di fanatismo, parola della quale riporto la definizione da dizionario:

FANATISMO
Per fanatismo si intende la devozione incondizionata a una qualsiasi idea o concezione. Il fanatico è una sorta di 'esaltato', completamente privo di dubbi e di spirito critico, intollerante verso le idee degli altri e pronto a usare qualsiasi mezzo affinché si affermino le proprie.

giovedì 14 aprile 2016

Vauro? La base? Mancano le basi


La satira fa ridere tutti (più o meno) tranne i destinatari e i loro sodali, è ovvio.
Alla satira stupida e di bassa lega si risponde con una intelligente, con l'indifferenza o con l'intelligenza del bersaglio, altrimenti si fa il gioco di chi ha provocato.

Il popolo bistrattato gode nel vedere ridicolizzati i politici: il Bagaglino ha fatto il pienone per anni con le caricature di Craxi e Andreotti, ma molti degli spettatori delle prime file, spesso politici, non pagavano.
Le persone nascondono accuratamente le proprie miserie e le piccole trasversalità che consentono loro di saltare una fila, fare un doppio lavoro, percepire una pensione o una rendita indebita, abitare in una casa popolare e affittarne un'altra di proprietà, farsi togliere una multa, mangiare gratis presentando false generalità e così via.

Questa è la gente, questa è la politica, questa è la vita. Brutta quanto volete, ma così è.

Urlando onestà non si cambia nulla, sarebbe veramente troppo facile, soltanto degli sprovveduti possono crederlo. 
Dove sono quelli che tiravano le monetine a Craxi? 
Dove sono gli ex terroristi rossi degli anni di piombo?

Le strutture partitiche italiane odierne si sono formate a fine 1800 e si sono perfezionate dopo la Prima guerra mondiale – un conflitto "utile" – con una interruzione tra fascismo e Seconda guerra mondiale – un "incidente di percorso".

Ma possibile che bisogna mettere i sottotitoli?

Un pianificatore pubblicitario
scambiato per ideologo


Nel giorno dei Funerali di Gianroberto Casaleggio (RIP), non si sono ancora sopite le polemiche sulla vignetta di Vauro.
La "sacralità" della morte (virgolette d'obbligo, la religione non c'entra), viene "profanata" sia da chi la dileggia, sia da chi, per "eccesso di rispetto" del morto, usa la sua immagine per secondi fini.
Entrambi, quindi, la usano.
Qui la questione si fa complessa:
Vauro potrebbe fare la fine di Mussolini massacrato da una folla grillina inferocita.
Finire a testa in giù sarebbe un epilogo beffardo per colui che si è divertito spesso a disegnare il duce appeso per i piedi.
Chi di spada ferisce n°1

Ma non è finita.
Vauro, si sa, è uno "zozzone comunista che gode a ogni piazzale Loreto", come ho letto in molti commenti.
Bene, anzi, male.
La sua è satira. Una categoria che non può essere incasellata nel buono o nel cattivo gusto.
A me non sta simpatico, non fa ridere, sorridere o riflettere: lo ritengo pretestuoso e di parte.
Tuttavia, disegnare una vignetta satirica politicamente corretta, sarebbe come brandire una pistola scarica.
Scusate la bassa metafora, è indirizzata ai meno dotati di intelletto.

Se Vauro, invece, avesse pensato e disegnato (ne è capace, sia tecnicamente che ideologicamente) un feretro portato in processione da una folla grillina osannante, a mo' di via crucis delirante, blasfema e post moderna? Sacrilegio? E la comunione grillina dove la posizioniamo?
E i funerali non si sono svolti proprio con queste modalità?
Chi di spada ferisce n°2

Quindi Grillo può insultare, Vauro no: 1 a 0, ma non siamo allo stadio, né in teatro.
Basta!
Non ci interessano le scaramucce sul nulla, qui si decide il futuro dell'Italia.
O stanno soltanto giocando una partita della quale non ne rilevano l'importanza?
Tutto ciò, infatti, mi ricorda quelle scritte sui muri che recitano: "È più amorale rapinare una banca o fondarla?".
Domande senza risposta ci tormentano da anni, perché aggiungerne altre?

La vignetta

L'immagine del burattino con i fili spezzati non offende Casaleggio, anzi, ne amplifica i meriti innegabili: non dimentichiamo il suo passato al servizio di Lega e IDV.
Nulla di male per carità, ma… definirlo ideologo mi sembra una iperbole strumentale.
L'ennesima.

La vignetta, semmai, offende Grillo, ritratto come un fantoccio nelle sue mani e, di conseguenza, dà la medesima connotazione a tutti quelli che vi hanno creduto, spero, in buona fede.
È per questo che vi è stata l'indignazione grillina?
Probabilmente sì: essere presi per fessi non piace a nessuno, neanche ai fessi acclarati.

Di qui a far partire la santificazione del caro estinto è un attimo, soprattutto se la bara è vuota (è un'allegoria, non vi agitate, è morto davvero, non vorrei essere accusato di blasfemia…).
Paradossalmente, infatti, il "buon Gianroberto", ora potrebbe fare per il movimento più che da vivo.

Vauro, comunque, ne sta godendo.
Comunicazione è: purché se ne parli.
Lo stesso Casaleggio sarebbe orgoglioso di lui…

Il lavoro non rende affatto liberi
e, spesso, neanche dignitosi


Sul piano economico, cioè sui numeri, si può discutere. 
Quando questi, però, riguardano gli esseri umani - cioè innocenti assassinati - e non le merci, lo scivolone sulle ideologie è dietro l'angolo, quasi inevitabile.
A prescindere dai numeri, infatti, un solo "assassinato" (non morto) giustificherebbe la condanna del carneficie, qualsiasi siano le motivazioni di riferimento.
Se non si usassero due pesi e due misure nei resoconti, però, e se non si attribuisse più valore alla vita di un eletto che a quella di uno schiavo, fin qui – machiavellici a parte – saremmo tutti d'accordo, seppur sul ciglio del baratro ideologico, per poi caderci inevitabilmente.

Come? Via Rasella docet: dieci italiani fucilati per ogni tedesco ucciso, ricordate? no? ved. qui.
Cercare di capire chi ha iniziato per primo è completamente inutile, questo è uno dei rari casi nei quali concentrarsi su causa ed effetto porta soltanto fuori strada: dovremmo andare a ritroso nel tempo di migliaia di anni per cercare chi o che cosa? Il responsabile? Per punirlo? Suvvia…
È bene comunque conoscere la storia per non ripetere errori.

Torniamo al dato economico
Il dato di fatto da analizzare, quindi, è che le congiunture economiche critiche favoriscono economicamente le oligarchie, le quali usano le speculazioni, ma favoriscono anche l'unione delle basi addirittura di colore opposto, con i comitati popolari, una definizione che evoca un passato recente.
È questo il paradosso ciclico che obbliga le élite alle Restaurazioni per ripristinare la gestione del potere. 
Le speculazioni, però, sono possibili in una fase alterna (persone, comunità, Stati, Continenti), ma in una fase come quella attuale, ove il debito pubblico è il nemico pubblico numero uno di tutti – anche se per motivi opposti: chi non può pagare e chi, di conseguenza, non incassa – le élite usano l'ultimo strumento in loro possesso e al quale il cittadino non ha accesso: il denaro contante. 
Che esso sia stampato o che venga generato da un computer non fa differenza: il problema riguarda il fatto che non esiste corrispettivo e che spesso venga speso in investimenti ad alto rischio, poiché sono i più remunerativi.
Per pura coincidenza (?), in quei vertici troviamo sempre gli stessi cognomi.

Se le basi non si lasciassero convincere che i nuovi assetti le contemplino come materiale umano produttivo e dal libero arbitrio, anziché come carne da cannone o da macello, saremmo già un bel passo avanti.

martedì 12 aprile 2016

In morte del Guru



La messa in scena della Comunione eucaristica, giudicata blasfema dai credenti, rientrerebbe in uno sgangherato piano di "santificazione" del Movimento 5 Stelle?
Cerchiamo di capirci qualcosa. 

Lo stato cagionevole di Casaleggio era noto a molti (grillini e non) e, in primis, a Grillo stesso.
Dopo la comunione (e liberazione) del corpo di Grillo, mancava soltanto il "cristo Casaleggio" che si immola?
Tanto più che, negli ultimi tempi, in ambienti ristretti si parlava di "abdicazione".
I sovrani abdicano, gli altri lasciano in eredità. Fortune o guai.
A proposito della sua morte i cristiani parleranno di punizione divina per eresia, sacrilegio o profanazione, mentre i fondamentalisti pentastellati – se furbi – ne raccoglieranno i frutti, come le religioni li hanno raccolti dal sacrificio del proprio profeta o messia.
Per non parlare dello sdegno pretestuoso, elettoralmente parlando, dei sedicenti o reali cattocomunisti, dei radical chic e dei "rifondaroli" in confusione mistica.

L'ombra esoterica (se non massonica, puntualmente ridicolizzata, ma non smentita) sul personaggio – a partire dal mistero che avvolgeva la sua figura fino a giungere a quel progetto Gaia, mai spiegato nelle sue finalità ultime – incide sulla valutazione generale, impedendo un giudizio di sintesi sereno che vada oltre il presunto confronto politico o la "tifoseria" per l'uno o per l'altro contendente.
L'unica cosa certa è lo stallo istituzionale – forse creato ad arte – nel quale, sia maggioranza che opposizione, si sbarrano la strada vicendevolmente, impedendo il fluire di riforme e revisioni statuali urgentissime, anziché impegnarsi per ottenerle. 
D'altronde, non li paghiamo per litigare, ma per lavorare.



Approfondimenti
 
La Democrazia Cristiana ebbe bisogno del sacrificio di Aldo Moro per ristabilire la supremazia nei confronti del Partito comunista? Probabilmente sì.
Il PCI, con Berlinguer, di lì a poco, "rischiava" di passare al governo, se non da solo, a braccetto della DC, proprio per l'apertura a sinistra voluta da Moro stesso.
Un partito comunista che, invece, da sempre, stava comodissimo all'opposizione, specialmente a giudizio dei filosovietici oltranzisti. E immaginiamo perché…
Anche la parte di DC che contava, non era entusiasta del Compromesso storico.
Infatti, Andreotti (il principe dei compromessi per antonomasia) in proposito affermò:
"… [questo] è il frutto di una profonda confusione ideologica, culturale, programmatica, storica. E, all'atto pratico, risulterebbe la somma di due guai: il clericalismo e il collettivismo comunista".
Certo, nessuno ha rapito e ucciso Casaleggio, tantomeno messo in croce, ma ogni religione – come ogni partito – non disdegna, anzi, ha bisogno di martiri, seppur involontari.

sabato 9 aprile 2016

Porta a Porta:
Riina intervistato da Vespa


Il polverone mediatico, più o meno funzionale a farsi pubblicità sollevato da Bruno Vespa intervistando il figlio di Totò Riina, nasconde una serie di insoluti che sfuggono alle masse vocianti.
Avremmo voluto scriverne, ma un caro amico ci ha anticipato in una serie di considerazioni che condividiamo in toto.
In merito, pertanto, lasciamo la parola a Fabrizio Borni, Presidente ANPOE, che ha spiegato con invidiabile lucidità il focus della questione, individuandone il vulnus percettivo:

"Non guardo mai Porta a Porta, ma i continui post di indignazione che ho visto su facebook, in relazione alla puntata in cui Vespa intervista il figlio di Riina, mi hanno incuriosito e ho visto l'intervista integrale su youtube.
Credo che Vespa abbia fatto centro facendo parlare di se e della puntata.
Fondamentalmente non credo che sia una vera e propria pubblicità alla vendita del libro che comunque comprarlo è poi una scelta individuale.
Nella mia ricca biblioteca c'è di tutto anche di scrittori o filosofi che non mi piacciono, ma ho letto i loro racconti e i loro pensieri e ne sono contento perchè mi hanno aiutato ancora di più a comprendere, informarmi, valutare.
Questo per dire che in un libro c'è sempre qualcosa di buono anche se scritto da un personaggio cattivo.
Tornando alla puntata ho trovato l'intervista interessante soprattutto quando il figlio del boss risponde a Vespa dopo che questi gli ha detto: "Il fatto che lei non dica che suo padre ha sbagliato... mi colpisce".
Ho trovato anche non poche similitudini fisiognomiche (se così si può dire) tra il piccolo Riina e Luciano Liggio la cui intervista di Enzo Biagi ho postato qui sotto.

L'intervista era nel contesto di una trasmissione RAI (di cui non ricordo il nome).
Biagi intervistò, come il boss corleonese Liggio, anche il capo della nuova camorra organizzata Raffaele Cutolo, stringendo la mano a lui e al figlio.
Interviste che consiglio di vedere.
Non ricordo se anche per quelle interviste andate in onda sul "servizio pubblico" ci fu ugualmente così tanta indignazione."

Che cosa aggiungere?
Sostanzialmente nulla, possiamo soltanto confermare che, per la massa informe, e non solo, il "problema" è l'intervistatore, non l'intervistato.
Due pesi e due misure? Probabilmente sì.

venerdì 8 aprile 2016

Cogito ergo sum

Ognuno pensa che sia lecito pensare ciò che pensa a prescindere dalla correttezza del pensiero stesso.
Ma pensare costa fatica, allora si comincia a riflettere, cioè a riflettere il pensiero di qualcun altro: nella migliore delle ipotesi a confrontarsi, nella peggiore ad annullarsi in favore di un pensiero più o meno unico, più o meno uniformante.
Ma lo specchio delle nostre brame potrebbe restituirci una immagine distorta. 

Quello che diciamo è frutto di nostro pensiero? O è per sentito dire?

Meditate sul vostro "pensiero riflesso".

domenica 3 aprile 2016

Lodevole iniziativa di IDV

Una proposta di legge popolare per punire più severamente la violazione del domicilio col raddoppio delle pene e per accrescere la possibilità di difesa legittima senza incorrere nell’eccesso colposo. Con la nostra proposta chi si introdurrà nei privati domicili saprà, dunque, di pagare più severamente e di non potersi trasformare da aggressore in vittima chiedendo il risarcimento dei danni. Per le stesse ragioni chi difende l’incolumità o i beni propri o altrui all’interno del proprio domicilio non potrà rispondere della propria condotta, neppure a titolo di eccesso colposo in legittima difesa. L’ampliamento legislativo della tutela, volto anche ad evitare il rischio di alimentare la cultura dello ‘sceriffo fai da te’, cavalcata da forze politiche estremiste nei toni ma improduttive nelle soluzioni, vuole invece costituire un più forte deterrente verso i criminali”.
Segreteria
Italia dei Valori

qui il comunicato

qui la notizia

qui il modulo per le firme

Federica  Guidi si è dimessa

Carlo Gambescia ci spiega la corruzione degli antichi e quella dei moderni

Le dimissioni della  "Ministra" leggi qui

ARISTODEMOARCHIA

Ripropongo un mio vecchio post dal blog dell'amico Carlo Gambescia


«Ogni corpo immerso in un liquido riceve una spinta verticale dal basso verso l'alto di intensità pari al peso del volume del liquido spostato» è il principio di galleggiamento dei corpi scoperto e formulato da Archimede. Questi, originario di Siracusa, visse in un periodo nel quale la Magna Grecia, dopo la morte di Alessandro Magno, andava sgretolandosi dopo avere avuto nobilissimo passato e pur lasciando splendide vestigia nel sud del Belpaese…


Continua a leggere qui

sabato 2 aprile 2016

Petizione per LINEA

Firma anche tu la petizione

LINEA

Ghiandola pineale e sette nani


Uscito dal tribunale un tipo simpatico mi saluta come se mi conoscesse.
Penso: vecchia strategia per fermare le persone e vender loro qualcosa.
Mi dice: ciao, lo sai che chi è nato il 27 luglio è troppo generoso?
Mi guardo intorno per vedere dove sono le telecamere di scherzi a parte, ma non ne vedo.
Allora penso che abbia sbirciato i miei documenti all'ingresso del Palazzaccio, ma non mi sembra.
Il tizio mi regala una stampa su bella carta di un acquerello che ritrae una piazzetta in Trastevere, gli do un euro, ma ho paura di offenderlo: è vestito in maniera distinta.
Comunque accetta.
Parlottiamo un po', penso sia mio coetaneo, invece ha quasi venti anni di più.
Dice una cosa sulla ghiandola pineale e sui sette nani, poi se ne va.
Boh…