Allo spoglio del 5 marzo, i voti persi dai 5 Stelle a causa dello sgambetto subíto non saranno pochissimi, comunque molti meno di quelli auspicati da destra e sinistra, categorie desuete – dicono – e ormai prive di significato ideologico intrinseco, ma sicuramente presenti ed utili per definire le barricate.
Fuori da queste – più come bambini sfuggiti all'amorevole presa della mano paterna che come aspiranti Toti con relativo lancio di stampella – ci sono loro, i "comunque vada sarà un successo" (del vaffa) di chiambrettiana memoria.
Lo scenario è presumibilmente immaginabile: un Di Maio ormai "svezzato" dalla real Corona più che dall'esperienza parlamentera (non è un refuso), convincerà i suoi ad alzarsi di notte e, protetti dalle tenebre, a suonare al citofono, non dei leader (non ridete), ma dei gregari importanti degli altri partiti, con più probabilità di sinistra.
La conversazione avrà toni pacati, quasi complici, da "che non si sappia in giro", così da poter dire ognuno ai propri elettori "sono stati loro a chiedere il nostro supporto, noi ce l'avremmo fatta anche da soli".
Ennesima menzogna, proprio ora che il MoViMento ha subíto una piccola battuta di arresto – con risvolti grotteschi sulle vere finalità del supporto al MISE, invero – tutti hanno bisogno di tutti e tutti lo sanno.
Lo sa anche Berlusconi, che finge di non saperlo, al punto tale, però, che se ne convincerà e commetterà il suo ultimo errore politico, fate voi se sarà in ordine di tempo o definitivo.
Nel suo buen retiro sarà costretto ad ammettere che i suoi prodi fustigatori del malcostume delle (poche?) mele marce grilline, meglio avrebbero fatto a ignorare gli ammanchi pentastellati. In fin dei conti, questioni interne, panni sporchi di Grillo, che – come l'araba fenice – risorge sempre dalle proprie ceneri (di bucato) e sfrutta la "maldestrezza" dei suoi oppositori.
Pertanto, nella migliore delle ipotesi, ci aspetta un governo PD-M5S, forse durevole, avendo il placet delle banche rassicurate dalla bacchettata ai furbetti; nella peggiore uno a 5 Stelle, se lo sgambetto delle jene (minuscolo e con la j), dovesse paradossalmente rivelarsi, appunto, un clamoroso assist per loro.
Perchè nella peggiore? Perché un governo a sola guida 5 Stelle, verosimilmente con maggioranza di misura, incontrerà una opposizione feroce, ma suicida, che spianerà la strada all'insediamento dell'ennesimo governo tecnico, questa volta legittimato da palese incapacità dei contendenti.
Dopo Mario Monti, quindi, ci aspetta un altro Mario, ma dal cognome ben più inquietante.
O subito – altra ipotesi da non escludere – o a settembre 2018.
La Terra di mezzo, si sa, ha rilievi montuosi ed è infestata da orchi e draghi, Tolkien l'ha descritta meglio di Montanelli, d'altronde.
Speriamo che almeno cali il livore fratricida e che non ci siano troppi suicidi tra i grillini delusi e i disperati abituali che, senza alternative plausibili, il 4 marzo si rifiuteranno di votare per una "congrega di giullari al soldo della signora Europa".