venerdì 16 settembre 2016

Ritorni alla realtà

Avevo circa 5 anni quando mia nonna mi portò con lei alle gabbie dei conigli, in Umbria.
Arrivammo al loro cospetto e mi chiese: "Quale ti piace?"
Io ne scelsi uno molto carino, un po' più piccolo degli altri, bianco e nero, aveva una faccetta vispa e interrogativa.
Già pensavo di portarlo con me a Roma come futuro compagno di giochi.

Mia nonna sollevò il coperchio della gabbia dall'odore nauseabondo, lo prese per le orecchie, gli fratturò le zampe posteriori fissandole in un cassetto del banco di lavoro di mio nonno, prese una chiave inglese pesantissima e arruginita e, con un colpo secco in testa, lo uccise.
Poi gli tagliò il ventre, ne tolse le interiora, gli sfilò la pelliccia come si fa con un calzino e lo lasciò penzolante per le zampe posteriori incastrate nel cassetto a scolare sangue sul pavimento.
In lacrime le chiesi: "Perché?"
Lei rispose in dialetto umbro: "Non volevi quello? Deciditi, mica posso ammazzarli tutti!"

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