martedì 13 dicembre 2016

Belle e impossibili
le ragioni del NO

 
Gli ingenuamente puri (è ridondante, lo so, ma è necessario) sostenitori del NO al referendum costituzionale hanno forse finalmente preso coscienza di due questioni già ben note a sociologi e politologi.

Non si offenda nessuno, è un fatto.

  • La prima è che il potere legittima sempre sé stesso (nelle sue declinazioni progressive) in barba al popolo e alla presunta democrazia. 
  • La seconda è che lasciare una Nazione in balìa di inesperti è peggior cosa che lasciarla in mano ai "ladri".

In mancanza di soluzioni, si tratta di scegliere chi sia meno "ladro", ovvero, chi sia in grado di tirare avanti la carretta senza intascarsi tutto.

In ogni attività economica vi è il comparto commerciale e quello produttivo. 
Essi sono complementari, l'uno è niente senza l'altro, hanno mansioni diverse, ma entrambi concorrono al successo aziendale.

Si dirà: "Lo Stato non è un'azienda".
Giusto, comporta motivazioni "etiche" ben più impegnative di quelle dell'ottenere fatturato a tutti i costi.
Tuttavia, sottovalutarne le esigenze comunitarie, i fabbisogni personali e le necessità economiche nazionali verso l'estero è un grave errore.
Probabilmente Berlusconi non è stato "consigliato" al meglio, in proposito.

Pertanto, i "professionisti" – quelli che nella loro vita hanno fatto qualcosa per sé e per gli altri – dovrebbero sostituire quelli che non hanno fatto altro che scaldare il cuscino di una poltrona con il proprio deretano.
Compresi i giovincelli di fresca nomina che, seppur da "soli" (?!?) TRE ANNI abbondanti percepiscono uno stipendio parlamentare per diffondere ovvietà su youtube.

Vi sono varie iniziative in corso, alcune lodevoli e pragmatiche, altre basate su concetti astrusi che, significando tutto, significano nulla.

Non è il politico a saper fare tutti i mestieri, ma chi ha fatto tutti i mestieri a poter (e dover) fare il politico.

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