Il contributo all'editoria serve per far acquistare un giornale – in
edicola oppure online – che spesso non ha pubblicità o altre forme di
guadagno, ad un prezzo sostenibile da tutti.
Questi giornali sono minori, fatte salve due o tre eccezioni più o meno discutibili (ma è la pluralità di informazione).
In questi spazi minori vengono pubblicati commenti ai fatti o fatti nudi e crudi, spesso relegati a cronache locali o anche di ambito nazionale, ma puntualmente ignorati o distorti dalla cosiddetta "grande informazione" (mainstream).
Quella che del contributo all'editoria SE NE FREGA, poiché sono Testate in mano a privati danarosi e/o a lobbies di riferimento che le foraggiano per far dire quel che vogliono, e che addirittura auspicano la soppressione del contributo alle Testate minori, poiché LORO rimarrebbero uniche voci incontrastate: verso il pensiero unico, QUINDI.
E ora facciamo due conti.
Se non ci fosse il contributo, un giornale minore non costerebbe un euro al giorno, ma 5: le redazioni piccole costano mille euro al giorno di media, le spese sono ingenti, hanno meno sgravi fiscali di quelle grandi e anche i loro giornalisti mangiano ogni tanto, oppure pensavate di no?).
Chi volesse essere informato sugli sviluppi delle questioni dovrebbe sostenere, quindi, un costo cinque volte superiore.
Chi vuole il giornale se lo paghi?
Come dice Grillo?
Un'enorme stupidaggine.
Innanzitutto perchè un giornale non è un'azienda privata (alcuni sì, ma – come detto – del contributo se ne fregano), ma un servizio pubblico; e poi perché sarebbero pochissimi quelli con la possibilità di spendere 5 euro al giorno e i piccoli giornali chiuderebbero comunque.
Ma quanto costa alla comunità tutto ciò?
Un caffè pro capite all'anno.
Ovvero spendereste 300 euro l'anno per acquistarlo di tasca vosta, ma soltanto un euro in più per non spenderne 1500, se volete informarvi.
Quindi 301 euro anziché 1500 per chi acquistava il giornale, moltiplicato per tutti i giornali che si volevano comprare.
C'è internet, dite?
Se avete le capacità di discernimento su quanto leggete e chi lo dice, va benissimo, altrimenti preparatevi alla "posizione per antonomasia".
--------------------
Ma per far sì che l'informazione fosse totalmente gratuita, anni fa proposi un'idea per la riforma della legge sul contributo all'editoria (che poi, in realtà, ad oggi, è un rimborso al 50% delle spese sostenute).
La proposta era così articolata.
- Distribuzione gratuita dei giornali che lo percepiscono, ovvero un servizio pubblico gratuito, ma da non confondere con il "Freepress" privato e zeppo di pubblicità dichiarata o più o meno subliminale (redazionali-marchetta).
- Togliere il dato di distribuzione come parametro per calcolare l'ammontare del rimborso, ma considerare le spese vive al 100%: stipendi, utenze, servizi, tiratura (carta e stampa) e distribuzione effettiva e verificata nei punti concordati.
Ciò avrebbe portato molteplici vantaggi.
- Le cooperative non avrebbero più dovuto "inventare" costi per gonfiare il bilancio, seppur verificato dai revisori dei conti, per far fronte alle spese (o ad altro, ma per quello c'è la GdF).
- Gratuità dell'informazione svincolata da gruppi di potere.
- Soltanto informazione e commenti, niente pubblicità ingombrante e condizionante.
- Maggior possibilità di controllo sui percettori.
- Immediata sospensione in caso di malversazione (le cooperative sono no profit, non ci sono dividendi per i soci lavoratori.)
- Facilità di individuazione dei malintenzionati: chi non è d'accordo, fa il giornale per fare cassa, non per informare.
---
Tutto ciò premesso, la malafede di Grillo emerge come il pericoloso iceberg che affonderà il transatlantico Italia: l'onestà deve convenire a tutti, non andare di moda per qualcuno.
Questi giornali sono minori, fatte salve due o tre eccezioni più o meno discutibili (ma è la pluralità di informazione).
In questi spazi minori vengono pubblicati commenti ai fatti o fatti nudi e crudi, spesso relegati a cronache locali o anche di ambito nazionale, ma puntualmente ignorati o distorti dalla cosiddetta "grande informazione" (mainstream).
Quella che del contributo all'editoria SE NE FREGA, poiché sono Testate in mano a privati danarosi e/o a lobbies di riferimento che le foraggiano per far dire quel che vogliono, e che addirittura auspicano la soppressione del contributo alle Testate minori, poiché LORO rimarrebbero uniche voci incontrastate: verso il pensiero unico, QUINDI.
E ora facciamo due conti.
Se non ci fosse il contributo, un giornale minore non costerebbe un euro al giorno, ma 5: le redazioni piccole costano mille euro al giorno di media, le spese sono ingenti, hanno meno sgravi fiscali di quelle grandi e anche i loro giornalisti mangiano ogni tanto, oppure pensavate di no?).
Chi volesse essere informato sugli sviluppi delle questioni dovrebbe sostenere, quindi, un costo cinque volte superiore.
Chi vuole il giornale se lo paghi?
Come dice Grillo?
Un'enorme stupidaggine.
Innanzitutto perchè un giornale non è un'azienda privata (alcuni sì, ma – come detto – del contributo se ne fregano), ma un servizio pubblico; e poi perché sarebbero pochissimi quelli con la possibilità di spendere 5 euro al giorno e i piccoli giornali chiuderebbero comunque.
Ma quanto costa alla comunità tutto ciò?
Un caffè pro capite all'anno.
Ovvero spendereste 300 euro l'anno per acquistarlo di tasca vosta, ma soltanto un euro in più per non spenderne 1500, se volete informarvi.
Quindi 301 euro anziché 1500 per chi acquistava il giornale, moltiplicato per tutti i giornali che si volevano comprare.
C'è internet, dite?
Se avete le capacità di discernimento su quanto leggete e chi lo dice, va benissimo, altrimenti preparatevi alla "posizione per antonomasia".
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Ma per far sì che l'informazione fosse totalmente gratuita, anni fa proposi un'idea per la riforma della legge sul contributo all'editoria (che poi, in realtà, ad oggi, è un rimborso al 50% delle spese sostenute).
La proposta era così articolata.
- Distribuzione gratuita dei giornali che lo percepiscono, ovvero un servizio pubblico gratuito, ma da non confondere con il "Freepress" privato e zeppo di pubblicità dichiarata o più o meno subliminale (redazionali-marchetta).
- Togliere il dato di distribuzione come parametro per calcolare l'ammontare del rimborso, ma considerare le spese vive al 100%: stipendi, utenze, servizi, tiratura (carta e stampa) e distribuzione effettiva e verificata nei punti concordati.
Ciò avrebbe portato molteplici vantaggi.
- Le cooperative non avrebbero più dovuto "inventare" costi per gonfiare il bilancio, seppur verificato dai revisori dei conti, per far fronte alle spese (o ad altro, ma per quello c'è la GdF).
- Gratuità dell'informazione svincolata da gruppi di potere.
- Soltanto informazione e commenti, niente pubblicità ingombrante e condizionante.
- Maggior possibilità di controllo sui percettori.
- Immediata sospensione in caso di malversazione (le cooperative sono no profit, non ci sono dividendi per i soci lavoratori.)
- Facilità di individuazione dei malintenzionati: chi non è d'accordo, fa il giornale per fare cassa, non per informare.
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Tutto ciò premesso, la malafede di Grillo emerge come il pericoloso iceberg che affonderà il transatlantico Italia: l'onestà deve convenire a tutti, non andare di moda per qualcuno.
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